IL NONO RAPPORTO ASVIS

Giovannini: Italia LONTANA dagli obiettivi dell’agenda 2030, vari ORA un Piano di accelerazione

18 Ott 2024 di Giorgio Santilli

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Giovannini: Italia LONTANA dagli obiettivi dell’agenda 2030, vari ORA un Piano di accelerazione

 

Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis

Gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono sempre più lontani per l’Italia e senza un “Piano di accelerazione” adottato immediatamente per “superare la contraddizione fra le promesse fatte e le azioni svolte” non c’è alcuna possibilità di rimettere le cose sul giusto sentiero. “Nessuno potrà dire nel 2030 che sarà stata una sorpresa non aver raggiunto gli obiettivi”, sintetizza Enrico Giovannini contro le ipocrisie dei governi che sottoscrivono impegni sempre più ambiziosi – come quelli del Patto sul futuro firmato il 22 settembre scorso – e non mettono in campo politiche adeguate per raggiungere i risultati attesi. Giovannini ha presentato ieri, in qualità di coordinatore scientifico dell’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, il nono Rapporto dell’associazione intitolato “Coltivare il nostro futuro”.

I dati del Rapporto: il ritardo dell’Italia

I dati del Rapporto descrivono con chiarezza l’enorme ritardo dell’Italia nel percorso per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti riguardano cinque goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.

Asvis ha anche tradotto, in collaborazione con Prometeia, gli impegni europei e nazionali assunti con l’Agenda e altri accordi internazionali in 37 parametri quantitativi misurabili. Dei 37 obiettivi solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. “È urgente e necessario – è la sintesi di Asvis – un profondo cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche, accelerando (non ritardando) le transizioni ecologica e digitale, lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali, sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni”.

Le proposte di Asvis

L’Asvis avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali, mettendo la sostenibilità al centro. “L’Italia – afferma il Rapporto – deve attuare con urgenza la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, approvata dal Governo nel settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla crescente perdita di biodiversità – continua il Rapporto – è inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi”.

L’urgenza di una legge sul clima

In questo contesto Asvis propone come atti concreti l’approvazione di una legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050, e l’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni, approvata in sede Onu il 23 settembre.  “Un impegno – dice Giovannini – che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia ma una scelta indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile”.

Mallen: Piano di accelerazione affidato alla competenza esclusiva della premier

Ulteriori elementi li ha dati la presidente di Asvis, Marcella Mallen, nella sua introduzione. “L’Italia – ha detto Mallen – deve definire un Piano d’accelerazione nazionale per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio. Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.

Gli impegni rinnovati e le difficoltà della Ue

Giovannini ha rilevato che anche l’Unione Europea, nonostante l’integrazione degli SDGs nelle politiche comunitarie nella legislatura 2019-2024, stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. “Si è fatto molto, ma bisogna fare di più”, è la sintesi di Giovannini. Tra il 2010 e il 2022 gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per dieci goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Al contrario di ciò che accade per l’Italia, su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’UE, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso. “Positivo – ha detto Giovannini – è il fatto che la Presidente Ursula von der Leyen abbia riaffermato l’impegno a realizzare politiche ambientali, economiche e sociali nella direzione dello sviluppo sostenibile, nonostante il difficile contesto geopolitico, e che abbia inserito nelle lettere di missione dei nuovi Commissari l’obiettivo di raggiungere gli SDGs di propria competenza”.

I quattro game changer: no all’autonomia differenziata

Giovannini ha poi indicato quattro possibili game changer in Italia, uno negativo e tre positivi: la legge sull’autonomia differenziata è quello negativo; quelli positivi sono le nuove normative europee per la sostenibilità delle imprese, la nuova legge europea sul ripristino della natura, la modifica della Costituzione del 2022 sono quelli positivi che introduce il principio di giustizia tra le generazioni e la recente sentenza della Corte Costituzionale in materia di bilanciamento delle esigenze economiche con la tutela dell’ambiente e della salute. “La legge sull’autonomia differenziata – ha detto Giovannini – presenta numerosi problemi che possono determinare crescenti disuguaglianze tra territori, nonché seri rischi per la sostenibilità dei conti pubblici e per il coordinamento delle politiche necessarie per conseguire gli SDGs. Di conseguenza, è auspicabile che le norme vengano modificate, riducendo le aree di sovrapposizione tra competenze dello Stato e delle regioni e riconducendo le materie con esternalità o economie di scala/scopo di rilevanza nazionale (infrastrutture, energia, ecc.) all’esclusiva potestà legislativa dello Stato”.

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