Prima

PARTE IL CONFRONTO SUL TESTO UNIFICATO DI ROSSO

Il numero elevato di proposte di modifica dice quanto il provvedimento sia considerato importante da tutti i gruppi parlamentari e quanto sarà serrato il dibattito. Dai principi alle singole misure, il confronto è già in corso anche solo esaminando le proposte: il Partito democratico va subito all’attacco e chiede detrazioni fiscali (con la possibilità di cessione a determinate condizioni) oltre ai premi volumetri proposti da tutte le forze politiche. Centrodestra compatto (con l’aggiunta di Italia Viva) sugli strumenti di perequazione e compensazione urbanistiche. Lega e Fratelli d’Italia insistono che l’intervento sia sistematico per essere considerato di rigenerazione, le opposizioni chiedono più attenzione alle disabilità. Tutti i partiti nazionali chiedono che le Regioni adeguino le loro norme alla legge statale, ma con tempi diversi: dai tre mesi dei Dem ai dodici della maggioranza.

ANTICIPIAMO L'EMENDAMENTO DEL RELATORE

Diario DIAC anticipa il testo presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera per recepire l’accordo maggioranza-governo: interpretazione autentica delle norme sulla demolizione e ricostruzione contenute nella legge urbanistica del 1942, nel Dm 1444/1968 sugli standard e all’articolo 3 del Dpr 380/2001. Nelle zone urbanizzate saltano piani particolareggiati e limiti di altezza, possibile ricostruire con sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche “anche integralmente differenti”. Il voto della commissione Ambiente la prossima settimana.

Le audizioni in Parlamento

L’evoluzione del quadro dell’economia italiana non lascia più dubbi:  la crescita arranca e si allontanano gli obiettivi fissati dal Governo. E’ la valutazione che ha contrassegnato le audizioni parlamentari sulla manovra di bilancio. Ed è proprio a fronte delle attuali incertezze che si rafforza il richiamo da parte delle principali istituzioni – dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti – a completare le riforme e gli investimenti del Pnrr. Dal fromnte delle imprese, dopo l’Ance, anche Confindustria chiede una robusta correzione alla legge di bilancio.

AUDIZIONE ALLE COMMISSIONI BILANCIO

I costruttori contestano “interventi marginali” per i quattro ambiti strategici su cui si sarebbe dovuto investire con piani di lungo periodo: casa, messa in sicurezza del territorio, riqualificazione del patrimonio immobiliare, prosecuzione dell’ammodernamento infrastrutturale avviato con il PNRR. Ance non fa più sconti al governo per la cecità a vedere il rapporto costruzioni-Pil. Per il mancato rifinanziamento del decreto aiuti a richio 10 miliardi di investimenti nel 2025, anche Pnrr.

LE NOVITà DEL CORRETTIVO

Marcia indietro del codice appalti con le modifiche introdotte dal correttivo. Fin dalle linee guida SNA-ANAC approvate il 18 febbraio 2024, DIARIO DEI NUOVI APPALTI aveva fatto una battaglia contro l’esclusione di una parte consistente del mondo privato dalla formazione specialistica nel settore dei contratti pubblici accreditata ai fine della qualificazione delle stazioni appaltanti. Le linee guida erano obbligate ad attenersi alla norma del codice che prevedeva un esplicito divieto e che ora, nello schema di correttivo approvato dal Consiglio dei ministri, viene cancellata.

IN ARRIVO LE NOMINE DI DONNARUMMA

Diario Diac anticipa alcuni nomi del pacchetto che sarà varato nelle prossime ore dal nuovo amministratore delegato di Ferrovie Donnarumma, al primo banco di prova del mandato. A lungo in discussione anche la sostituzione di Strisciuglio con lo stesso Lebruto, poi si è deciso di lasciare per il momento il numero uno di Rfi al suo posto. A fine anno il piano industriale con un nuovo accentramento e la cancellazione dei poli creati da Ferraris. La commissione Ue entra a gamba tesa con la richiesta di riforme per favorire le gare nel regionale, l’eliminazione del doppio macchinista e la valutazione preventiva dell’Autorità di regolazione sugli investimenti.

IL DECRETO PER LE SEMPLIFICAZIONI IN PARLAMENTO

Il Dlgs, dice il think tank guidato da Franco Bassanini, è quanto mai necessario in una disciplina che ha visto stratificazioni di norme confuse e incoerenti, ma il vero rischio è generare “nuove complicazioni”, anziché eliminarne. Oltre all’attività libera, sono da correggere le procedure per il repowering mentre va aperta una riflessione sulla PAS, procedura autorizzativa semplificata. Suggerimenti utilissimi per i pareri, in forte ritardo, della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari.

La verifica al ministero del Lavoro

L’obbligo è scattato il 1° ottobre in base al decreto della ministra Calderone e a tre giorni dalla chiusura della fase di transizione sono complessivamente 554mila le istanze provenienti dalle imprese per mettersi in regola. Prevalgono però le autodichiarazioni inviate tramite Pec che hanno un valore temporaneo e dal primo novembre non avranno più efficacia. Tra le 217mila domande presentate con i moduli validi a regime ci sono anche quelle già accolte.

la revisione del codice appalti

Soluzioni equilibrate per l’equo compenso (articolo 9) e per il mezzo rinvio dell’obbligo di Bim, limitato alle opere sopra i due milioni (articolo 10). Brillante la soluzione dello sdoppiamento del PFTE che si fa pesante per gli appalti integrati con le linee guida del Consiglio superiore dei lavori pubblici (articolo 11) e leggero per le proposte del promotore in Ppp (allegato I.7, articolo 6-bis). Aggiustamento sulla progettazione (c’è più Bim) ma ancora il quadro non è completo e manca l’adeguamento dei corrispettivi. Male sul contratto prevalente (articolo 1), con il mantenimento dei contratti a “tutele analoghe”: resta tutto com’è, le nuove linee guida non saranno la soluzione ai problemi che la norma crea. Più attenzione per l’interoperabilità delle banche dati (articoli 5 e 6), richiesti standard europei alle PAD (articolo 7). Incentivi anche al personale non dipendente (articolo 12). Rafforzati i poteri ministeriali nella fase autorizzativa (articolo 8). Possibile riconferma dell’appaltatore o del concessionario con prestazioni di qualità (articolo 13): norma pro-concorrenza o trappola?

Nel correttivo un punto di equilibrio sull’equo compenso, ma gli effetti su mercato e prestazioni vanno sottoposti a rigorosa vigilanza

 

LE SIMULAZIONI DI ANCE AL MINISTERO

La norma del decreto varato dal governo rende inutile il meccanismo che aveva rappresentato la riforma più importante del codice 36. Inutile anche un anno di intenso lavoro al tavolo tecnico ministeriale. Dalle simulazioni si evince come il modello francese recuperi sempre il 90% degli aumenti effettivi dei costi, mentre quello più favorevole alle imprese in Italia arriverebbe al massimo al 61% se si apportassero tre modifiche sostanziali al correttivo: riconoscimento del 90% (e non 80%), calcolo sull’intero aumento percentuale dei prezzi (e non solo sull’eccedenza rispetto al 5%), arretramento del tempo di avvio della revisione dall’aggiudicazione al momento della presentazione dell’offerta.

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