IL VIA LIBERA DELLA CAMERA
L’insolito destino del salva-Milano (o della Città verticale): solo M5s e Avs contro, ma incassa 172 sì (e 41 no) su 400
Passa l’interpretazione che regolarizza gli interventi fatti in passato ma rende anche più facile per il futuro la “città verticale” attenuando i vincoli di altezza degli edifici nelle zone urbanizzate. Pd, Iv, Azione e +EU votano con il centro-destra, ma molti sono i dissidenti. Il relatore Foti: per non consumare suolo, servono città più alte. Milani (Fdi): sblocchiamo investimenti per miliardi. Fra i Dem esce dall’aula senza votare l’ex assessore all’Urbanistica di Roma, Roberto Morassut, un calibro da 90 su questi temi. Da Fontana giudizio positivo, come da Ance e Confindustria Assoimmobiliare. I dubbi di Mantini: il tema della costituzionalità si riproporrà, sbagliato equiparare ristrutturazione edilizia leggera e pesante. Il testo della legge.

CAMERA, AULA, VOTO
Uno strano destino accompagna il salva-Milano (qui il testo) nel giorno della prima approvazione alla Camera. La legge, che ora va al Senato a cercare l’approvazione definitiva, è stata approvata con il voto favorevole di tutto il centro-destra e con quello del Pd, di Italia Viva, di Azione e di +Europa. Contrari M5s e l’Alleanza Verdi Sinistra, opposizioni spaccate. Eppure i sì nell’Aula di Montecitorio sono stati soltanto 172, con 41 no, su 400 deputati. Molto disinteresse, moltissimi i mal di pancia, soprattutto nel Pd. Un calibro da 90 su questi temi come Roberto Morassut, ex assessore all’Urbanistica di Roma nelle giunte Veltroni, è uscito dall’aula, come molti suoi compagni di partito.

La maggioranza ha dato prova di coraggio e di compattezza, dietro il relatore Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, artefice, insieme al governo, della scelta di tornare alla norma di interpretazione autentica che riforma radicalmente il problema, dando una continuità di interpretazione nel passato e nel futuro alle norme interessate (articolo 41-quinquies della legge 1150/1942, articolo 8 del Dm 1444/1968 sugli standard e articolo 3, comma 1, lettera d, del Dpr 380/2001), ma esponendosi anche a maggiori rischi di incostituzionalità perché per le norme interpretative la Corte costituzionale ha dettato percorsi molto stretti (si veda l’intervento di Pierluigi Mantini pubblicato due giorni fa da DIARIO DIAC).
L’effetto concreto della legge è una sanatoria piena degli interventi passati, dopo la modifica del comma 5 che fa salvi tutti i provvedimenti attinenti ai procedimenti rientranti nelle nuove disposizioni. Per il passato e il futuro la legge suona anche come una legittimazione della “città verticale”, considerando l’attenuazione dei vincoli sull’altezza degli edifici posti nelle norme interpretate. L’articolo 41-quinquies parla di 25 metri di altezza massima, l’articolo 8 del decreto standard dice che negli interventi in questione non si può superare l’altezza degli edifici circostanti. I vincoli restano ma negli ambiti edificati e urbanizzati si possono aggirare anche senza piano particolareggiato o di lottizzazione. D’altra parte, a esplicitare il concetto ci ha pensato il relatore Foti, nella sua relazione all’Aula, sostenendo che “se vogliamo evitare il consumo del suolo, dobbiamo necessariamente pensare alla città verticale”.
La polemica politica impazza, soprattutto con riferimento agli effetti di freno che le norme possono produrre sulle inchieste aperte dalla Procura di Milano su 150 progetti di ristrutturazione edilizia, gran parte dei quali con demolizione e ricostruzione, ma per la politica – la maggioranza che governa al centro e quella che governa Milano – ormai non era più possibile non intervenire di fronte alla paralisi degli investimenti e dell’amministrazione comunale a Milano. “Bisognava dare certezze a imprenditori e Pa”, sintetizza Erica Mazzetti di Forza Italia. E Massimo Milani ricorda “i 130 milioni di minori incassi del comune da oneri di urbanizzazione e i miliardi di euro di investimenti bloccati”. Positivo il giudizio del governatore lombardo Attilio Fontana che dice di aver combattuto anche per il sindaco Sala “Sarà soddisfatto il sindaco, noi anche siamo soddisfatti, riteniamo si debba arrivare a una ripartenza del comparto dell’edilizia che per Milano e Lombardia è sempre importante”. Fortissima soddisfazione anche dalla presidente dei costruttori dell’Ance, Federica Brancaccio, e la Confindustria Assoimmobiliare.

Restano i dubbi che si potessero scegliere strade meno rischiose e impervie. Attentissimo in questi giorni all’evoluzione della discussione Pierluigi Mantini, ordinario di diritto amministrativo a Milano, avvocato, ex deputato del centrosinistra. Ancora oggi uno dei più ascoltati in questo campo. Il suo giudizio è luci e ombre, soprattutto per i rischi di costituzionalità che corre la norma e per una equiparazione, che proprio non gli va giù, fra ristrutturazione edilizia pesante (con premi volumetrici) e leggera (senza premi volumetrici). “Il relatore Foti – dice Mantini – ha fatto il massimo per migliorare il testo in uno spirito unitario. Tuttavia, il tema della costituzionalità si riproporrà nel futuro, nonostante il voto bipartisan. Personalmente ero e sono più favorevole ad una norma di regolarizzazione (con oneri da corrispondere per la città pubblica) che non a una norma di interpretazione autentica, che può rivelarsi poco efficace per il passato e un po’ frettolosa per il futuro”. Poi Mantini i nodi che restano aperti. “Perché – dice – equiparare le regole delle ristrutturazioni con densificazioni (anche di molti piani in più..) a chi ristruttura in modo conforme all’esistente? In altri termini, perche’ ciò che può valere nelle realtà di Milano (o simili) dovrebbe essere la norma imposta a tutti? E ancora, come e da chi viene definita la nozione di “ambiti edificati e urbanizzati”? Una norma di interpretazione ha il dovere di essere ben chiara… Si potrebbe proseguire ma comunque ritengo necessario l’ intervento del legislatore, anche per aiutare la magistratura che non può essere lasciata sola a decidere attraverso sentenze e lunghi processi (comunque intangibili), i destini della rigenerazione urbana e delle città in Italia”.