POLITICHE ABITATIVE

Roma: 150 beni confiscati alla MAFIA, l’80% già assegnato

Durante i lavori del Forum cittadino al Campidoglio sono stati illustrati i principali progetti avviati da Roma Capitale, tra cui la recente delibera n.49/2025 che evidenzia l’interesse del Comune per l’acquisizione di nuovi beni, ad esempio a Ostia. Tre le criticità da risolvere ancora: la necessità di una programmazione preventiva, le assegnazioni provvisorie e la destinazione dei beni all’housing first.

06 Apr 2025 di Mauro Giansante

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Il piano di Roma Capitale sulla confisca e riassegnazione dei beni un tempo di proprietà della criminalità organizzata fa progressi. L’attuale patrimonio comunale vanta oggi circa 150 beni di cui l’80% risultano già assegnati e con una destinazione d’uso quasi sempre a scopo sociale. Numeri ed evidenze emersi venerdì al Forum cittadino promosso dall’Assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale a un anno dall’ultimo incontro. 

Nell’ultimo periodo, ad esempio, la delibera 49 del 2025 ha messo in evidenza l’interesse del Comune per l’acquisizione di nuovi beni – tra cui la sede attuale di Differenza Donna e il terreno annesso alla palestra della legalità di Ostia – e gli avvisi pubblici per l’assegnazione di immobili da destinare a finalità sociali.

Per Tobia Zevi, assessore al patrimonio e alle politiche abitative di Roma Caitale, “i beni confiscati rappresentano per noi un doppio valore: un presidio di legalità e uno strumento concreto per promuovere l’uso sociale del patrimonio. Stiamo lavorando con determinazione insieme all’Agenzia, ai Municipi, alle associazioni e a tutte le strutture di Roma Capitale per rafforzare l’impatto di queste politiche, con nuovi progetti e un’offerta formativa sempre più ampia”.

I progressi e i nodi da sciogliere ancora

Tra i nodi risolti nel tempo sulla gestione del patrimonio confiscato alle mafie va annoverato un generale cambio di passo rispetto agli anni scorsi, quando i beni confiscati, molto spesso, restavano senza destinazione mentre oggi, grazie alle interlocuzioni tra tutti gli attori coinvolti si riesce più velocemente a garantire una destinazione effettiva e utile. Tanti, però, rimangono i punti critici su cui migliorare. Anzitutto, occorre una programmazione preventiva che possa consentire una vera valorizzazione del bene confiscato. Il tema della programmazione resta centrale perché i beni confiscati diventano vere occasioni di sviluppo solo se inseriti in tavoli di programmazione condivisa, in un’alleanza tra cittadini, enti pubblici e terzo settore.

In secondo luogo, c’è una grande attenzione ancora da porre sulle assegnazioni provvisorie di beni sotto sequestro perché in caso di revoca il rischio è di produrre disagi alle realtà che si sono impegnate nella progettualità del bene. Terzo: è necessaria una nuova narrazione sui beni confiscati. Nonostante si siano fatti passi enormi in materia di trasparenza, poter raccontare i processi che insistono su un bene, dal sequestro al riuso, può creare maggiore consapevolezza e permettere l’emersione delle necessità e dei bisogni dei territori in cui questi beni insistono. Infine, i beni confiscati possono essere utilizzati per l’housing first, ma è importante che sui territori si faccia un lavoro di mediazione sociale e culturale per ridurre al minimo eventuali resistenze di chi abita vicino ai beni. Il Consigliere del Sindaco per la legalità Francesco Greco ha, per esempio, sollevato l’urgenza delle assegnazioni ai senza fissa dimora, così come per i minori stranieri non accompagnati.

30 immobili affidati al Dipartimento politiche sociali

Intanto, ha detto l’assessora alle politiche Sociali e alla salute Barbara Funari, “sono già 30 gli immobili affidati al Dipartimento politiche sociali, con progetti avviati. Grazie anche al Pnrr, molti di questi beni diventeranno case per persone con disabilità, anziani senza dimora, cittadini fragili. In alcuni casi – ha spiegato – sono luoghi di grande bellezza restituiti alla collettività e capaci di generare emozione e dignità. In alcuni nuovi cohousing inaugurati alcuni anziani, per la prima volta, si sono sentiti davvero a casa”.

Altri esempi raccontati nel corso del forum sono stati poi quelli relativi ai bandi pubblicati per l’assegnazione dei beni confiscati e che Roma Capitale è riuscita a consegnare. Beni che oggi sono punto di riferimento nei diversi Municipi. Dalla Palestra delle Legalità, gestita dall’Asilo Savoia, alla Casa della Solidarietà in via degli Equi. “Sono stati messi a bando – ha ricordato Zevi – anche sul litorale due strutture come il Village e l’Hakuna Matata; l’obiettivo del nostro lavoro è quello di riconsegnare ai cittadini luoghi e spazi per il riscatto il sociale, come la sede assegnata a Made in Jail, organizzazione che lavora per il reinserimento lavorativo di persone detenute o ex detenute. Grazie al Forum cittadino, Roma Capitale si conferma in prima linea nel contrasto alle mafie attraverso il riuso sociale dei beni confiscati, con trasparenza, partecipazione e sinergia tra enti”, ha concluso l’assessore. Mafie da un lato, crisi abitativa dall’altro: affrontare e risolvere due problemi annosi con un’unica strategia si può. 

 

 

 

 

 

 

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