IL WEBINAR OIMCE-WEC ITALIA
Materie prime critiche, SOLO il 17% vengono dal riciclaggio
L’Ispra, intanto, ha annunciato che sta partendo il progetto Pnrr “Urbes – Urban mining and Extractive Information system” con l’obiettivo proprio di mappare a livello nazionale le fonti di materie prime seconde, a partire dai rifiuti estrattivi abbandonati che oltre ad essere mappati saranno caratterizzati in termini di contenuto in Mpc e altre materie utilizzabili. Tempi stretti, però, perché entro fine 2025 va consegnata la struttura informatica e vanno ancora individuati i depositi disponibili su ogni sito localizzato sulla piattaforma Gemma dall’Istituto.
IN SINTESI
Italia promossa sul riciclo ma non sul recupero dei materiali per le materie prime critiche. Il trend, però, è ancora più negativo nell’Unione europea nel suo complesso. Eppure, un’economia circolare con un maggiore utilizzo di materie prime secondarie produce meno emissioni di gas serra. A dirlo, ieri, è stato l’Ingegnere Alberto Prospero (Ordine di Biella), illustrando il working plan dell’Osservatorio italiano materie prime critiche energia (Oimce).
Solo il 9 % di materiali provengono dal riciclaggio, in Ue, e vengono utilizzati come materie prime seconde e la maggior parte dei materiali utilizzati viene convertita in emissioni nell’aria, tra cui gas serra e inquinanti atmosferici. In Italia, parliamo di meno del 20% dei metalli che vengono lavorati e che provengono dal riciclaggio. Il 17%, per l’esattezza, sono destinate poi come materie prime seconde. Si tratta dei minerali da costruzione, utilizzati per mantenere scorte di beni, come edifici e infrastrutture (acciaio, cemento, sabbia, ghiaia). La maggior parte dei minerali non metallici utilizzati nell’Ue, invece, provengono dall’estrazione nazionale. Il resto proviene da materiali secondari recuperati e reimmessi nell’economia. Quelli metallici, invece, rappresentano una frazione minima del consumo di materiali dell’Ue in termini di massa, sebbene siano di alto valore e importanza strategica per l’economia.
Gli obiettivi europei lontani
Gli obiettivi europei basati sul Crm Act al 2030 dice che bisognerebbe estrarre le materie prime necessarie per produrre almeno il 10% del consumo di materie prime strategiche e produrre almeno il 40% del suo consumo annuale di materie prime strategiche. Quanto al riciclo, la capacità dovrebbe quindi essere in grado di produrre almeno il 25% del consumo annuale di materie prime strategiche. Ecco perché occorrerebbe non dipendere da un singolo paese terzo per oltre il 65% della sua fornitura di qualsiasi materia prima strategica.
Se a livello mondiale l’estrazione di materiali è stata stimata in circa 99,6 miliardi di tonnellate, 5,4mld (il 5,4%) riguarda l’Ue.
Le proposte dell’Oimce
Cosa fare per accelerare questo processo, allora? Secondo Prospero il primo punto riguarda l’individuazione delle tecnologie esplorare nell’ambito Oimce per valutare valori di riferimento per gli indicatori proposti. Poi, bisognerebbe proporre potenziali giacimenti di Crm provenienti da recupero di rifiuti estrattivi storici (stimati in 150mln di metri cubi di scarti su circa 534 siti) che presentano idonei indicatori di sostenibilità globale. In terzo luogo, occorrerebbe proporre potenziali giacimenti di attività esistenti. Secondo le stime illustrate da Prospero, rielaborate da dati Istat, parliamo di 167mila tonnellate annue di materiale da cava e 16mila tonnellate annue da miniera.
Il quarto passo da compiere riguarda, invece, la valutazione del miglioramento dei processi di trasformazione ed arricchimento dei rifiuti estrattivi in generale. Bisogna, quindi valutare se tali impianti di trattamento possono essere modulari per il trattamento di matrici geologiche da cui ottenere Crm previa valutazione di: quantità e disponibilità della materia prima seconda a disposizione; costo delle operazioni di sorting e di pre-trattamento del rifiuto; resa dell’impianto di trattamento; analisi di tipo Lca.
Guardando il working plan, la tabella di marcia prevede: a gennaio, l’avvio della ricognizione delle iniziative sui Crm energia e ampliamento del network. Queste attività devono essere consolidate
entro la fine del primo trimestre per garantire una base solida su cui costruire. Nel primo bimestre 2025,i focus sugli approfondimenti tematici verticali, con l’obiettivo di completare almeno due paper tematici che arricchiscano il dialogo all’interno del network a guida del Comitato Scientifico. In questo periodo, è fondamentale anche il potenziamento della comunicazione attraverso i canali social. Tra febbraio e marzo, è previsto il completamento degli approfondimenti tematici e inizio della pianificazione del simposio annuale, previsto per giugno 2025. Questo – si legge dal piano – sarà un momento cruciale per raccogliere e presentare i risultati delle attività svolte, coinvolgendo tutti i membri del network e altri attori chiave. Infine, tra aprile e giugno si lavorerà alla ultimazione della preparazione per il simposio, che rappresenterà un punto di raccordo fondamentale per condividere le esperienze e le conoscenze acquisite durante l’anno. Sarà l’occasione
per discutere le prospettive future e consolidare le collaborazioni instaurate anche e soprattutto a livello istituzionale.
Parte il progetto Pnrr di Ispra
Intanto, è prossimo alla partenza il progetto Ispra Pnrr “Urbes – Urban mining and Extractive Information system” che ha l’obiettivo di mappare a livello nazionale le fonti di materie prime seconde, a partire dai rifiuti estrattivi abbandonati che oltre ad essere mappati saranno caratterizzati in termini di contenuto in Mpc e altre materie utilizzabili. Tutti i dati saranno inseriti in una specifico Database, in base a quanto richiesto dal Regolamento Eu1252. Il problema sono, però, le tempistiche strette: come fa notare Fiorenzo Fumanti dell’Istituto, “abbiamo tempi molto stretti, entro dicembre 2025 dobbiamo consegnare la struttura informatica che deve essere implementata entro giugno 2026. A gennaio partiamo con gli accordi innanzitutto con le unità operative (università, enti di ricerca), con le Regioni e con gli altri Enti, Associazioni, Ordini interessate”.
Quanto al ruolo di Ispra, “il nostro compito è quello di caratterizzare i depositi e mettere a disposizione degli investitori i dati di base per poter procedere con un eventuale piano minerario operativo. Ovviamente il raccordo con Assorisorse è particolarmente importante, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di avere le info delle associate in attività che, secondo il Regolamento Eu devono caratterizzare i propri rifiuti estrattivi. Nel progetto è inserita anche una specifica task sulla mappatura di tutte le fonti secondarie di Mpc da urban mining”. L’investimento complessivo è di circa 10 milioni, di cui la metà per la mappatura e la caratterizzazione dei rifiuti estrattivi abbandonati.