LEGAMBIENTE
Ecomafie: nel 2024 affari per 9,3mld. Cemento e rifiuti primi per reati
Secondo il presidente dell’associazione verde, Stefano Ciafani, “l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026”. Tra le altre proposte allegate al rapporto presentato ieri, dodici in totale, ci sono anche quelle di adottare un piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio; eliminare il meccanismo dei subappalti a cascata; inasprire le sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti; estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo.
Edilizia, rifiuti, animali, beni culturali, agroalimentare e amministrazione. L’ambiente in Italia è sempre più preda di malaffare e reati. Nel 2024 sono stati 40.590, crescendo del 14,4% sul 2023 con una media giornaliera di 111,2. Le persone denunciate sono salite del 7,8% a 37.186 per un giro d’affari di 9,3 miliardi (+0,5mld sul dato di due anni fa). Numeri pesanti che emergono dal nuovo rapporto di Legambiente sui crimini contro l’ambiente, presentato ieri.
Guardando la classificazione per zone e settori, il 42,6% dei reati verdi riguarda il Sud (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria). A seguire, Lazio, Toscana, Sardegna, Lombardia e Veneto. Quanto alle province, il podio è formato da Napoli, Bari e Salerno. Peggiorano, tra le altre, anche Cosenza, Genova, Ancona, Cagliari, Brescia. L’edilizia (cemento) è il comparto più colpito: l’intera filiera, dagli appalti alle cave fino alla costruzione, registra 13.621 illeciti nel 2024, +4,7% sul 2023, coprendo il 33,6% del totale. Seguono i rifiuti (11.166, +19,9%) e gli animali (7.222, +9,7%) sul podio. Completano il quadro, con numeri altrettanto negativi e in peggioramento, i beni culturali, l’ agroalimentare e l’amministrazione.
Secondo Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente, “nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie” oltre alla legge 68/2015 sugli ecoreati. “Nella lotta alla criminalità ambientale l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026”, ha detto il presidente di Legambiente Stefano Ciafani. “In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie”.
Tra le dodici proposte allegate da Legambiente al rapporto ci sono: il recepimento quanto prima della direttiva europea per la tutela penale dell’ambiente; l’inserimento nel titolo IX bis del Codice penale, “Dei delitti contro gli animali”, i delitti contro la fauna e le specie protette; l’approvazione del disegno di legge che introduce nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare; l’adozione di un piano nazionale di lotta all’abusivismo edilizio; l’eliminazione del meccanismo dei subappalti a cascata; l’inasprimento delle sanzioni relative alla gestione illecita dei rifiuti; l’estensione delle pene previste per il reato di incendio boschivo; la garanzia dell’accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni, come Legambiente, iscritte nel registro unico nazionale del Terzo settore.
Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, secondo il rapporto nel 2024 al primo posto c’è l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati (1.812 nel 2024, +28,7%) dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri. Il rapporto è dedicato al capitano di fregata Natale De Grazia, impegnato sui traffici illegali di rifiuti radioattivi e gli affondamenti sospetti di navi nel Mediterraneo. Fontana: “Se quella riforma fosse arrivata prima, anche la delicatissima inchiesta in cui era impegnato il capitano avrebbe avuto molto probabilmente sviluppi diversi. Alla sua memoria, nel trentennale di una morte su cui continuiamo a chiedere verità e giustizia”.