RIGENERAZIONE URBANA

Ascoli valorizza il non profit attraverso la cassa di risparmio

L’ente partecipa con un finanziamento di 500mila euro alla ristrutturazione del palazzo Saladini Pilastri, ma è anche il punto di riferimento di nove realtà locali che supportano il comune nell’individuare i progetti di riutilizzo dell’immobile dal punto di vista economico-sociale. L’incarico da portare a termine, spiega il presidente Maurizio Frascarelli, stabilito in un accordo di Partenariato Pubblico Privato con il comune di Ascoli, è la realizzazione di 14 social business model, cioè di ipotesi di gestione degli spazi che saranno resi fruibili dalla ristrutturazioni per le nuove attività.

23 Feb 2025 di Nicola Pini

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Tra le “Città in scena” che hanno in corso progetti di rigenerazione urbana, Ascoli Piceno è entrata a far parte della ristretta rosa degli otto progetti pilota riconosciuti a livello nazionale nell’ambito del Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare). Su Diario Diac ne abbiamo parlato lo scorso 9 febbraio. Ma può essere utile tornarci sopra per capire meglio come ad Ascoli siano state coinvolte le diverse realtà presenti sul territorio in un progetto che mobilita oltre 80 milioni di euro per una città di 45mila abitanti, la più piccola tra quelle “premiate”.
Il Pinqua ad Ascoli ha come obiettivo il recupero del patrimonio immobiliare (dieci interventi previsti) per riportare abitanti, servizi sociali e attività in un centro storico che negli ultimi decenni ha visto la sua attrattività e vitalità in caduta libera.
Nel partecipare al bando ministeriale e avere accesso ai fondi Pnrr il comune della città marchigiana ha puntato a valorizzare anche l’apporto di risorse finanziarie e di competenze e conoscenze esterne all’ente amministrativo. In questo ambito la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno svolge un duplice ruolo. Da un lato l’ente ex bancario partecipa all’operazione con un compito specifico, la ristrutturazione del palazzo Saladini Pilastri (e del suo parco), edificio appartenuto a una famiglia nobiliare ascolana e da molti anni abbandonato che il Comune ha acquistato e inserito nel progetto. La Fondazione Carisap contribuisce alla riqualificazione edilizia con un impegno finanziario diretto di 500mila euro.

Inoltre l’ente è il punto di riferimento del gruppo di nove realtà locali che supportano il comune nell’individuare i progetti di riutilizzo di questo immobile dal punto di vista economico-sociale. L’incarico da portare a termine, spiega il presidente Maurizio Frascarelli, stabilito in un accordo di Partenariato Pubblico Privato con il comune di Ascoli, è la realizzazione di 14 social business model, cioè di ipotesi di gestione degli spazi che saranno resi fruibili dalla ristrutturazioni per le nuove attività. In sostanza le associazioni ascoltano le esigenze del territorio e propongono le risposte da dare. Anche se sarà poi il municipio a stabilire a chi affidare la concessione dei nuovi spazi e la gestione effettiva delle attività, prioritariamente ma non necessariamente alle realtà che le hanno proposte. “La convenzione con l’amministrazione prevede che entro il settembre 2025 dobbiamo rendicontare l’attività e consegnare i modelli di social business con le ipotesi di gestione”, spiega Frascarelli.
In questo compito la Fondazione è supportata da realtà come la Bottega del Terzo settore e il Centro servizi per il volontariato, che rappresentano le istanze di molte attività non profit dell’area del Piceno. “E’ un percorso di ideazione che dovrebbe aiutare a gestire al meglio questi nuovi spazi destinati al terzo settore o ai servizi sociali – spiega Gianluca Frattani del Csv -. Cerchiamo di valutare sia l’interesse delle realtà territoriali ai progetti sia il modo migliore per utilizzare gli spazi anche in chiave di sostenibilità economica per chi li avrà in gestione”. Nello specifico nel Palazzo Saladini Pilastri sono previsti tra l’altro un albergo e un ristorante etico (con l’impiego anche di persone con disabilità), un centro medico e il centro direzionale del terzo settore, che funzionerà come punto di aggregazione delle diverse realtà associative.
L’obiettivo di ridare vita al centro storico in una chiave di sostegno alle fasce più deboli e di contrasto a diseguaglianze viene poi perseguito nel progetto di Ascoli soprattutto attraverso la messa a disposizione di nuovi spazi abitativi ricavati in diversi degli immobili in corso di ristrutturazione. L’Erap (Ente regionale per l’abitazione pubblica) partecipa all’operazione ristrutturando direttamente con fondi propri (450mila euro) sei appartamenti, e coordinando la stessa attività per altre sette unità immobiliari ricomprese nel Pinqua e ricavate nelle ex caserme dismesse dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Ma nel complesso la portata della riqualificazione immobiliare nel centro storico è più ampia e coinvolge una settantina di unità immobiliari destinate all’housing sociale con affitti calmierati, oltre a quelle destinate ad attività collettive.
Un terzo aspetto del progetto ascolano vede in campo l’Università di Camerino. Da un lato l’ateneo, che sta già rafforzando la sua presenza nella sede distaccata ad Ascoli, ha collaborato con il comune a definire il progetto, mettendo a disposizione il suo patrimonio di ricerca sul territorio con lo scopo dichiarato di invertire la tendenza centrifuga e favorire al contrario un ritorno degli abitanti, dei servizi e delle attività economiche nella zona storica. Dall’altro l’ateneo, con la ristrutturazione del complesso di Sant’Angelo Magno, che ospiterà un nuovo polo scientifico-tecnologico, è il destinatario di buona parte dei nuovi spazi realizzati, che saranno dedicati sia alle aule per la didattica (Architettura e Design, Scienze), sia a laboratori di ricerca applicata. Lo sviluppo dei laboratori punta a un collegamento diretto con il territorio, ovvero anche a offrire servizi alle aziende e agli enti locali. Prevista infine la realizzazione di uno studentato per favorire la residenzialità dei giovani e contribuire a fare comunità.

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