La funzione del sindacato tra subappalto a cascata e dumping contrattuale
Nella fotografia di sistema, tracciata dall’organizzazione, risultano evidenti: svilimento del lavoro e parcellizzazione dei cicli produttivi al mero scopo di aumentare profitti e tenere bassi i prezzi. La cornice normativa entro cui ci si muove è sempre quella delineata dal nuovo codice degli appalti, uno dei primi atti compiuti dal governo Meloni e dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini (CCP con il Dlgs 36/2023). Nella considerazione generale del testo, è proprio il ‘subappalto a cascata’ ad essere descritto come un moltiplicatore di perdita del controllo. Ad emergere di più sono difatti le difficoltà per l’impresa principale di coordinare le attività tra tutte le imprese subappaltatrici e sub-sub-subappaltatrici; la diluizione delle responsabilità sia nei confronti del committente sia della stessa impresa principale. Quindi all’interno di una considerazione più generale il “subappalto a cascata” innescato dal Codice 36 non semplifica, anzi pare complicare, i contratti disciplinati dal precedente Codice 50.
Venerdì 20 settembre davanti alla sede del Parlamento europeo a Strasburgo oltre 700 lavoratrici e lavoratori dei settori delle costruzioni, dell’agricoltura e dei trasporti hanno manifestato insieme a dirigenti sindacali ed europarlamentari. Obiettivo dell’iniziativa è mettere in evidenza le richieste urgenti per sollecitare l’Ue ad un maggiore vincolo su intermediari del lavoro e condizioni eque nelle catene di subappalto. Garantire la parità di trattamento, regolamentare l’intermediazione e migliorare i meccanismi di ispezione per proteggere i diritti dei lavoratori. Sono diventate queste le urgenze a livello internazionale per sicurezza e salute nei cantieri. A trent’anni dalla nascita del Mercato unico europeo, che per molti ha significato meno protezione sociale, pressione al ribasso sui salari e maggiore precarietà, la manifestazione dei sindacati europei è una grande occasione di richieste urgenti da inserire nell’agenda politica internazionale per il benessere e il futuro di tutti i lavoratori. “La filiera dei subappalti, che assegna lavori o altre prestazioni previste dal contratto a imprese terze, è da sempre l’area grigia delle opere pubbliche dove si inseriscono più facilmente gli interessi criminali. Nel merito il Governo deve avere il coraggio, ricorrendo anche alle possibilità fornite dall’art. 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, di mettere al primo punto dell’agenda politica: la sicurezza dei lavoratori, il rispetto dei diritti, delle tutele, dei contratti edili e la lotta all’irregolarità. In particolare deve essere previsto il divieto di subappalto, oltre il primo livello per tutte le lavorazioni più complesse e pericolose, con l’obbligo in capo ai Rup di verificare prima di autorizzare in ogni subappalto, anche in corso d’opera: la parità di trattamento economico e normativo, la congruità dei lavoratori, l’assenza di ribassi travestiti, sotto inquadramenti o applicazioni diverse da quello edile del Ccnl”. “Infine – continua la Fillea Cgil – occorre prevedere espressamente che il divieto di ribasso sui costi di manodopera e sicurezza sia nei bandi un divieto assoluto anche in caso di offerte sull’importo complessivo messo a gara, escamotage spesso usato per mascherare ribassi proprio sulle tutele dei lavoratori. La sicurezza in cantiere si fa proprio a partire dai bandi, dalle condizioni poste a monte alle aziende, dalla qualità esecutiva dell’intero ciclo produttivo. Se si vogliono veramente combattere infortuni e illegalità, lo Stato dia l’esempio partendo dai suoi appalti, facendone uno strumento per qualificare imprese, lavoro e settore delle costruzioni”. Come sottolineato nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta su Brandizzo del 12 settembre, diventa pertanto urgente un maggior coinvolgimento di parti sociali e lavoratori nella definizione di procedure efficaci e sicure, che vadano dalla qualificazione delle imprese in appalto alla formazione, fino all’obbligo del ‘badge elettronico’, attraverso un monitoraggio delle presenze in cantiere e una verifica sul campo di orari e inquadramento contrattuale. Stimolare quindi le istituzioni ad avviare una riflessione sulle possibili misure da adottare in risposta ad un fenomeno tragicamente inarrestabile. Dopo Brandizzo ed Esselunga l’esito del confronto con le parti sociali si è manifestata nella predisposizione da parte del Governo di un primo pacchetto di misure, inserite nel decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”. Misure che, come si legge sul sito della Presidenza del Consiglio, si aggiungono al recente incremento del numero delle forze ispettive che permetteranno fino alla fine del 2024 di aumentare l’attività investigativa del 40% rispetto allo scorso anno, e che consistono nello sblocco delle assunzioni, nell’incrementare il contingente degli ispettori del lavoro, del nucleo ispettivo Carabinieri e del personale ispettivo di Inps e Inail. Previsti anche il coordinamento delle attività ispettive e il potenziamento del sistema sanzionatorio in relazione ai subappalti e alla somministrazione illecita e fraudolenta. Obiettivi prioritari rimangono il regime della qualificazione delle imprese e la formazione, che deve riguardare sia i lavoratori che il datore di lavoro, e la salvaguardia delle imprese regolari con l’imminente introduzione della Patente a crediti. Il mese di settembre si chiude con l’accoglimento delle osservazioni del Consiglio di Stato e con l’arrivo del regolamento della patente a crediti in Gazzetta, attraverso un’annunciata accelerazione del ministero del Lavoro.
DUMPING CONTRATTUALE Nel XXV rapporto CNEL 2023 “Mercato del Lavoro e Contrattazione Collettiva” sono presenti molte informazioni utili a fotografare la situazione italiana: gli occupati crescono ma rimangono criticità soprattutto sull’occupazione femminile e giovanile, mentre sulla contrattazione collettiva attenzione al dumping contrattuale e al ritardo nei rinnovi. La frammentazione contrattuale e la disomogeneità delle condizioni sul lavoro risultano evidentemente accentuate dal sistema delle esternalizzazioni produttive. L’attuale quadro normativo in materia di appalti, consegna quindi alle stazioni appaltanti la possibilità di ricorrere al subappalto oltre il primo livello, ipotesi che implica ingenti rischi in termini di garanzia delle tutele legate alla sicurezza, di sostenibilità sociale ed organizzativa del cantiere. E proprio sulle criticità legate alla catena dei subaffidamenti si è espresso il presidente di Anac Giuseppe Busìa nella presentazione della relazione annuale 2023 esposta alla Camera dei Deputati il 14 Maggio: “Purtroppo, l’Italia ha chiuso il 2023 con un allarmante numero di infortuni mortali sul lavoro, e il 2024 conferma la tendenza. Non sono accettabili clausole volte a generare risparmi attraverso la limitazione dei diritti dei lavoratori. In questo è apprezzabile che il Codice imponga di garantire le stesse tutele previste dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni maggiormente rappresentative per tutti i lavoratori comunque impiegati, anche nei subappalti. Su questi ultimi, in particolare, risulta cruciale una vigilanza rigorosa, posto che i rischi appaiono crescenti man mano che si scende lungo la catena degli affidamenti e dei sub-affidamenti. Quando non vi è una giustificazione legata a lavorazioni o funzioni particolari, nei subappalti a cascata a perdere qualcosa sono spesso sia i lavoratori, sia le imprese subappaltatrici, sia la stessa stazione appaltante. Sforzi ulteriori nel corretto dimensionamento degli affidamenti sono possibili e doverosi”. Come correttamente sottolineato dal Presidente di ANAC, a fronte dell’apertura a molteplici livelli di subappalto, il Dlgs 36/2023 delinea alcuni strumenti a garanzia dei lavoratori dipendenti, anche degli operatori economici di filiera. La parità di trattamento economico e normativo e l’applicazione del medesimo CCNL è un principio che, se opportunamente vigilato e presidiato dalle stazioni appaltanti, va nella direzione di una maggiore qualificazione industriale del subappalto, in una logica nella quale l’esternalizzazione non è un mero strumento di compressione del costo del lavoro, ma uno strumento il cui ricorso risponde ad una domanda di specializzazione produttiva. Per queste ragioni, le parti sociali del settore delle costruzioni, convenendo sulla necessità di contrastare la frammentazione produttiva, l’indebolimento delle tutele contrattuali, il dumping sul costo del lavoro e la conseguente alterazione della concorrenza lungo una filiera ipoteticamente infinita di esternalizzazioni, hanno approntato una serie di regole comuni che hanno condiviso e proceduralizzato, attraverso intese stipulate in anticipo rispetto alla cantierizzazione degli interventi, con le stazioni appaltanti.
IL PROTOCOLLO E’ il caso, tra gli altri, del protocollo realizzato con il Commissario Straordinario per la realizzazione delle opere per il Giubileo 2025, del Protocollo d’intesa tra Comune e Città metropolitana di Bologna e organizzazioni sindacali sulle opere della mobilità e del Protocollo appalti stipulato con il Comune di Firenze. Il cuore di queste intese è mirato a tutelare sì il lavoro dipendente, ma anche a garantire i tempi di realizzazione delle opere nel rispetto dei conoprogrammi e degli impegni di spesa della pubblica amministrazione, nonché a promuovere la qualità degli operatori economici utilizzando i contratti pubblici come volano di sviluppo sostenibile al di là della realizzazione della singola infrastruttura. In materia di regolamentazione degli appalti e subappalti, gli impegni di maggiore rilievo riguardano: l’utilizzo quale criterio selettivo per l’aggiudicazione degli appalti l’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV), in luogo del minor prezzo; il vincolo espresso in bando relativo all’applicazione, per le lavorazioni che rientrano nell’Allegato X del Dlgs 81/2008 (Elenco dei lavori edili o di ingegneria civile), dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro dell’Edilizia; verifiche stringenti per quanto riguarda la regolarità contributiva (DURC); la necessità di confermare un sistema in cui sia escluso il ricorso al c.d. “subappalto a cascata” utilizzando le facoltà attribuite alla stazione appaltante dal comma 17 Art.119 del Dlgs 36/2023 al fine di ridurre la frammentazione delle attività in subappalto, di garantire la qualità dei lavori e del lavoro ed il controllo degli operatori economici anche ai fini del contrasto alle infiltrazioni criminali. E ancora in materia di sicurezza sul lavoro si prevede di istituire un programma di informazione e formazione specialistica sulle tematiche correlate alla promozione della sicurezza nei cantieri, per garantire salute e sicurezza dei lavoratori impiegati, coinvolgendo gli enti bilaterali di settore; l’impegno a consultare l’RLS o RLST in merito alla sicurezza e alla formazione da parte di tutte le imprese presenti nei cantieri, documentando l’attività svolta; l’attivazione di sistemi informatici di controllo e registrazione automatica delle presenze autorizzate nei cantieri con particolare attenzione al contenimento dei nastri orari di attività; l’adozione della Stop Work Authority; il rafforzamento degli adempimenti in capo alla stazione appaltante relativi ai controlli sull’intera filiera delle aziende che operano nel cantiere nella fase di esecuzione dei lavori.

Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini
La FILLEA – Federazione Italiana dei Lavoratori del Legno, Edilizia e Affini – è la categoria della CGIL che organizza – e ne difende i diritti collettivi ed individuali – le lavoratrici ed i lavoratori dei vari comparti che compongono il vasto settore delle “costruzioni”: edilizia, cemento, laterizi, lapidei, legno-arredo, comprese alcune produzioni di nicchia, piccole come numero di addetti ma note ed apprezzate in tutto il mondo per la straordinaria qualità del prodotto, tra cui ricordiamo gli interni in legno della nautica e dei camper, la produzione del sughero, il restauro, il cotto toscano. E’ stata fondata il 15 agosto 1886 a Genova la Federazione Muraria. E’ la data d’inizio di un percorso complesso e affascinante, fatto di lotte e conquiste, che arriva fino ai giorni nostri.
La FILLEA è il più grande sindacato italiano delle costruzioni, fa parte della Federazione europea e mondiale dei lavoratori edili e del legno (FETBB e BWI), collabora con associazioni italiane ed internazionali sui temi della difesa dei diritti e della salute dei lavoratori, della lotta per la legalità e contro sfruttamento ed il caporalato, per il giusto inquadramento e per maggiore formazione e professionalità, in particolare nel settore dell’edilizia, contro gli infortuni sul lavoro e per salari più giusti, contro ogni forma di precariato e discriminazione. È tra i soci fondatori di uno dei più antichi e importanti sistemi mutualistici di tutela delle lavoratrici e lavoratori, molti dei quali dipendenti di piccole e piccolissime aziende: le Casse Edili, le Scuole Edili e i Comitati Territoriali per la salute e sicurezza (CPT).