rapporto CSC e stime Eurostat

Arretra l’industria europea ma ora Confindustria vede uno SPIRAGLIO

La previsione di una crescita meno debole dell’industria nel terzo trimestre nasce anzitutto dal segnale positivo inviato a luglio dall’indice RTT (Real Time Turnover) di CSC-TeamSystem che indica un recupero del fatturato per i prossimi mesi dopo il calo di giugno. Ma Eurostat registra ancora a luglio un arretramento della produzione industriale in Europa: male la Germania seguita dall’Italia.

16 Set 2024

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Un lumicino si accende in un quadro che è molto fosco da ormai molto tempo: nel terzo trimestre del 2024 dovrebbe attenuarsi il calo dell’industria. Non è cosa da poco per la grande malata dell’economia italiana che da 18 mesi consecutivi inanella segni meno. E’ la nota positiva che contiene il Centro Studi di Confindustria che, nell’ultima pubblicazione di Congiuntura Flash, segnala una dinamica meno debole dell’industria. Se questo possa imprimere una maggior impulso alla crescita del Pil  del terzo trimestre, rimane difficile da prevedere dal momento – ed è questa l’altra faccia della medaglia – che non solo dai servizi arriverà una minore spinta ma anche l’export continuerà a soffrire. Dopo l’aumento dello 0,3% nel primo trimestre, il Pil ha registrato un lieve rallentamento con un incremento dello 0,2% nel secondo trimestre.

Nel 2° trimestre, rileva Csc,  i servizi erano cresciuti (+0,4% il valore aggiunto), con il traino del turismo (+2,7% annuo a giugno la spesa degli stranieri). A luglio, l’indice RTT (Real Time Turnover) di CSC-TeamSystem indica un recupero del fatturato dopo il calo di giugno. Tuttavia, in agosto, il PMI è calato ancora e ora indica crescita più tenue (51,4 da 51,7) e recupera solo in parte la fiducia delle imprese dopo mesi di calo. Per l’industria, la produzione, dopo due mesi in recupero, è diminuita di -0,9% a luglio, determinando un acquisito negativo anche nel terzo,  -0,4%, da -0,9% nel secondo. Le prospettive sono meno deboli: RTT segnala a luglio un rimbalzo del fatturato industriale, in agosto l’HCOB PMI ha quasi recuperato la soglia di stabilità (49,4, da 47,4), ma la fiducia delle imprese ha perso ulteriore terreno.

Intanto, Eurostat, l’ufficio di statistica europeo, ha fornito il quadro sullo stato di salute dell’industria del Vecchio Continente a luglio. Se, nei giorni scorsi, erano arrivate le anticipazioni dalle più importanti economie, ora il referto conferma il generale arretramento. La produzione  industriale è calata dello 0,3% nell’area euro dello 0,1% nell’Europa a 27 su base mensile. La flessione si allarga su base annua: la contrazione è, rispettivamente, del 2,2% e dell’1,7% rispetto allo stesso mese del 2023. A giugno 2024, la produzione era rimasta invariata nell’eurozona e cresciuta dello 0,1% nell’Unione. Nel confronto con l’anno precedente, l’Italia si posiziona nella bassa classifica, con un calo tendenziale del 3,3%. Delle grandi economie europee, fa peggio solo la Germania con un tonfo del 5,5%. La Francia segna un -2,3% , la Spagna -0,9%. Tra i Paesi con la maggior crescita, si segnala il boom della Danimarca con un aumento del 19,8%; a doppia cifra anche la crescita dell’industria greca, +10,8%. Su base mensile, gli aumenti più alti si sono registrati in Irlanda +9,2%,  Croazia +8% e Belgio +7,3% mentre i cali maggiori sono quelli di Malta -5,5%, Estonia -4,8% e Romania -3,4%. La produzione industriale italiana lascia sul terreno lo 0,9%. Anche in questo caso, la Germania è la peggiore delle grandi economie con una perdita del 3%. La Spagna registra un -0,7% e la Francia -0,5%.

Tornando al rapporto del Csc, emerge poi una dinamica ancora positiva degli investimenti. Nel secondo trimestre sono cresciuti di +0,3% (da +0,4% nel primo). Buono l’andamento  di impianti e macchinari (+1,1%), trainati dai mezzi di trasporto (+1,7%). Quelli in costruzioni sono invece rimasti fermi: il calo delle abitazioni (-1,1%), per il venir meno del Superbonus, è stato compensato dall’incremento dei fabbricati non residenziali (+1,8%), sostenuti dal PNRR.

L’export italiano è diminuito nel secondo trimestre (-1,8% i beni, -0,3% i servizi; in volume), pur su livelli ben sopra il pre-Covid (+7,1% i beni, +18,4% i servizi). Il calo è diffuso ai mercati UE (-2,1%) ed extra-UE (-0,8%); giù in particolare le vendite in Germania e nei principali paesi asiatici. I dati sugli ordini manifatturieri esteri (Istat e PMI) danno indicazioni negative anche per i mesi estivi: pesa la debolezza della domanda europea. Il commercio mondiale di beni, invece, è risalito nel secondo, sostenuto dagli scambi cinesi; tuttavia, il PMI sugli ordini manifatturieri globali è tornato in territorio recessivo in estate.

Capitolo energia: dopo il balzo in agosto (+17,2%), a settembre il prezzo del gas in Europa si mantiene a 36 €/mwh, da un minimo di 27 a marzo. Scende invece quello del petrolio, a 74 dollari al barile, da un massimo di 90 in aprile. Entrambi i prezzi sono più alti rispetto ai livelli del 2019. Il gas più caro alzerà i prezzi dell’elettricità per famiglie e imprese, agendo negativamente sull’inflazione.

 

 

 

 

M.C.C.

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